Negli anni trascorsi ad osservare con occhio critico artisti emergenti in esposizione nelle più svariate gallerie e luoghi culturali adattati a locali espositivi in cui intravedere segni di genialità ed innovazione (oltre a cercare di rendere confrontabile o quantomeno parametrabile il mio stile a spatola stratigrafica), la mente oramai classifica in modalità random nell’immenso schedario cerebrale prototipi ed archetipi omologabili a schemi similari, per cromie e stili, più o meno interessanti.

Capita di rado invece vedere un’artista inglese (molto preparata nella scuola acquarellista il cui vertici storici restano ancorati a mostri sacri dei secoli scorsi come Turner, Constable, Blake, ecc.) che espone opere di fattezza unica, di reale finezza non solo stilistica, bensì strutturale.

Colpisce notevolmente l’armonia che sprigionano i suoi soggetti e l’eleganza con la quale mimano il loro personalissimo dialogo con gli interlocutori: quasi vivessero attraverso una vetrina, consapevoli di essere osservati, ammirati, coccolati.

Mi accorgo, sfogliando con vivo interesse tutto il percorso mediatico e la formazione pittorica di Rosalind Keith attraverso il suo ricco curriculum: le radici della propria vita artistica le affonda completamente in Italia, a Firenze dove tra l’altro, vi giunge dopo i normali studi completati in Inghilterra.

Pertanto, pittoricamente si potrebbe considerare quasi totalmente un’italica che ha però saputo creare solide e ben strutturate fondamenta, aggiungendo quel pizzico di femminilismo d’oltre Manica che arricchisce a dismisura il suo personale bagaglio psico-artistico.

Ben presto si avvia a frequentare Maestri attraverso corsi di formazione figurativa del nudo, ritratto e natura morta.

Entusiasto, riesco ad ammirare con serenità e soddisfazione le forme sinuose e fresche di straordinaria femminilità, gravide di una sensualità voluta appena accennata, quasi pudica.

Osservo con immenso piacere anche un’assieme cromatico e tonale molto equilibrato e frizzante che stuzzica piacevolmente la visione globale ed innesca la ricerca di quella intrinseca, attraverso percorsi strutturati da linee precise, affascinanti. Non ultima la potenzialità cromatica, estremamente completa e ricca di sfumature sapienti che danno spessore all’opera stessa.

Nulla è lasciato al caso, tutto avviene in modo strutturato e pensante per un risultato sorprendente. Se dovessi affiancarla ad artisti del passato, direi sicuramente Bruno Cassinari, uno che considero tra i più prolifici, capaci ed eclettici maghi del disegno e del colore.

Leggendo la biografia, la sua è una pittura che nasce intimamente dall’evoluzione di eventi accaduti mentre il suo stile “unico, si forma attraverso esperienze informali avvenute tra il 2002 ed il 2006 (che restano un capisaldo della sua metamorfosi attuale): dalla nascita della figlia nel 2008 e dalla morte della madre nel 2012, sente il desiderio intimo di rappresentare una serie di meravigliose opere sul rapporto ancestrale tra madre e figlia avvolgendo in unica veste d’amore tali irripetibili momenti.

La leggerezza delle figure si amalgama perfettamente all’eleganza dei movimenti generando un assieme delicato e fine, ma allo stesso tempo vigoroso e pieno di quella forza d’amore che sgorga nel meraviglioso abbraccio vitale, da cui emergono esperte plasticità cromatiche e raffinatezze stilistiche magistralmente trattate.

Trovo fantasiosa e veramente geniale la differenza cromatica tra uomo e donna come differente genesi socio-mentale. Rosalind Keith: i miei sinceri complimenti per la sua accattivante bravura!

Il Maestro Internazionale d’Arte
Mario Salvo